Ho riacceso il fuoco

C’è stato un tempo in cui cucinavo solo per sopravvivere.

Per non morire di fame o di nostalgia. Per restare viva in mezzo alle macerie.

Cucinavo per non gridare. Per non piangere tutto il giorno.
Perché una pentola sul fuoco mi ricordava che il mio corpo era ancora qui, che la mia storia non era finita.

Mettevo il sale sulle ferite, e poi sull’orlo della padella. Tagliavo cipolle come si tagliano i ricordi: a strati. Impastavo la rabbia con la farina e ne facevo pani densi, che mangiavo da sola come ostie laiche, in attesa di un miracolo.

Poi, piano piano, senza accorgermene, la cucina è diventata il mio altare.
Non un posto per nutrire solo lo stomaco, ma un tempio per guarire la fame dell’anima.

Ho smesso di cucinare solo per sopravvivere. Ho iniziato a cucinare per ricordarmi chi sono.
Per raccontarmi una storia diversa. Per trasformare il dolore in sapori che curano.

E così, anche questo blog rinasce con me. Non sono più la donna che lo scriveva prima. Quella donna è morta con dignità. Ha attraversato il deserto della perdita, dell’incomprensione, della rabbia. E ha trovato rifugio tra padelle, parole e profumi.

Questo blog è la sua eredità, ma anche il mio nuovo inizio.

Qui troverai cibo che profuma di incantesimiparole che si masticano lentamente, e racconti che parlano a tutte le donne che hanno dovuto rinascere da sole.

Perché io non cucino solo con le mani. Io cucino con la memoria. Con la pelle. Con la fame di bellezza.

Benvenuta nella mia cucina. Non è perfetta. Ma è vera. E adesso, è di nuovo mia.

Commenti

Post più popolari