Salată de vinete – L’incantesimo affumicato delle streghe dell’Est


 Non è una crema ma un rito antico di donne stanche, che col fumo della brace affidano al cielo la stanchezza del giorno.

Si prendono due melanzane nere e si mettono sul fuoco vivo, non nel forno, non nel microonde,
ma sul fuoco, come si fa con le ferite.
Si bruciano le bucce, si anneriscono, si spaccano, si tolgono. Dentro, il cuore è tenero.

Lo si lascia piangere spruzzato di sale, affinchè perda l’amaro — come le donne quando hanno deciso che è tempo di guarire.

Si trita la cipolla finissima, bianca come le ossa di chi ha molto taciuto, e si mescola alla polpa con pazienza.
Ci vuole olio buono, un cucchiaio alla volta, come gli uomini gentili: solo se entrano lentamente nelle vite di chi ha sofferto, possono ritagliarsi un posto sicuro.

Un pizzico di sale, una goccia d’aceto o di limone, per ricordare che anche il passato va trattato con grazia. E poi — una postilla personale, una carezza extra al palato: un paio di cucchiai di maionese, perché certe sere vogliono la consistenza grassa e sensuale dei baci lunghi e delle cose che non si dicono ma si sentono.

Si serve fredda, su pane scuro o su un nuovo pensiero leggero.
È povera, ma nobile.

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