Il miracolo della cucina e del caffè Touba

 


Lo sapevo che eri in casa. Si sente l’odore del cibo lungo tutta la strada

Disse mia madre, prima ancora che il suo viso apparisse nello spiraglio della porta. 

Aveva ragione. Dal forno saliva un respiro incandescente, un vapore denso che portava con sé l’aroma delle verdure immerse nel curry, un sussurro speziato che graffiava le pareti come una carezza febbrile. Accanto, pomodori e feta si stavano abbandonando a una lenta caramellizzazione, sciogliendo le proprie resistenze nella luce dorata dell’olio. Il galletto, intanto, giaceva in un sonno profumato d’erbe, e il pane — quell’umile miracolo di farina e acqua — cresceva nella ciotola come un corpo che respira, come una creatura che chiede di nascere.

La mia giornata, fino a quel momento, era stata una resa. Mi ero svegliata stanca, con il peso di piccoli incidenti domestici e il grigiore dell’umore che si incolla alla pelle come polvere. Eppure, quando ho affondato le mani nella farina, ho sentito il ribaltamento. Ho impastato come chi tenta di raddrizzare le proprie ossa, ho piegato l’impasto come si piega il destino, l’ho guardato gonfiarsi come un cuore che ritrova il ritmo.

In quel gesto ho ricordato chi sono: una kitchen witch.
Colei che trasforma il disordine in offerta, la fame in dono, la materia in miracolo. Non ho bisogno di molto: mi basta il contatto con ciò che può essere plasmato dalle mani, e subito il mondo mi obbedisce, si risveglia, torna a battere.

Il culmine del processo alchemico è arrivato poi. Quando ho versato due tazze di caffè Touba, una per me, una per mia madre. Il liquido scuro ha riempito le stanze con la sua gravità magnetica. Abbiamo parlato a lungo, di ciò che davvero ha peso nella vita, dei falsi idoli che ci perseguitano e che ogni giorno ci rubano ore di respiro. Intorno a noi, un blues di New Orleans tracciava le sue note oblique, come se il tempo avesse deciso di ammorbidire il proprio passo.

Quel caffè è diventato fuoco che riaccendeva il cuore. Era un canto, un richiamo: - ricorda che basta il sorso giusto per rianimare l’anima.-

Per chi non lo conosce: il caffè Touba nasce in Senegal. I chicchi vengono tostati insieme al djar, la Guinea pepper, che regala al caffè note affumicate, resinose, quasi carnali. A volte vi si unisce il chiodo di garofano, che incendia la lingua e scende nello stomaco come brace. Si prepara macinando insieme caffè e spezie e filtrandoli come un normale infuso, o facendoli bollire con acqua e zucchero in un rito lento e fragrante. Il risultato è un viaggio iniziatico.

Così, quella giornata nata storta si è capovolta come un guanto.
Dal torpore al canto. Dalla stanchezza alla resurrezione. Dal caos al miracolo.

E tutto questo per due gesti elementari: impastare un pane e versare una tazza di caffè.

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