Non ho bisogno che tu mi dica che valgo. Lo so già.

Ci sono giorni in cui una parola mancata ci pesa più di un silenzio antico. Basta uno sguardo, una battuta, un messaggio che non arriva, e ci ritroviamo inquiete, con lo stomaco in bilico tra fame e vuoto. Come se il nostro valore avesse bisogno di essere convalidato, rinnovato, firmato ogni giorno da qualcuno che amiamo.

Il problema è che, se anche una carezza si trasforma in dubbio, vuol dire che stiamo chiedendo all’altro di fare da specchio al nostro valore, ogni singolo giorno. E non è questo l’amore.

L’amore vero è presenza, non verifica. Non ha bisogno di essere riconfermato ad ogni gesto. Non può reggersi sulla paura che l’altro si stanchi o si senta soffocato. L’amore vero vive nel rispetto della libertà reciproca, nell’eleganza del fidarsi, nella bellezza del sapere che si può restare anche senza chiedere.

Ho capito che quando iniziamo a domandare troppo – "Ti è dispiaciuto? Sono stata invadente? Hai bisogno di spazio?" – non stiamo amando: stiamo cercando un padre, un dio, un giudice. E così facendo, ci togliamo la dignità dell’amore adulto.

È difficile smettere. Perché questa fame di approvazione è antica, si è cucita addosso alle donne come me, che hanno imparato a sopravvivere leggendo i volti degli altri. 

E allora, come si cura questa fame? 

Potremmo provare con un gesto lento. 

Con una ricetta.

Ricetta: Pane rituale di Lughnasad alle erbe e miele

Una preparazione antica, ispirata alla festa del raccolto. Il pane è nutrimento, ma anche scelta: scegli cosa tenere, cosa lasciare, cosa mettere al centro del tuo altare quotidiano. Questo pane è un atto di amore verso te stessa, un modo per dire: "Non ho bisogno che tu mi dica che valgo. Lo impasto con le mie mani."

Ingredienti:

  • 300 g di farina integrale

  • 200 g di farina di farro

  • 1 bustina di lievito secco

  • 1 cucchiaio di miele (o malto d'orzo)

  • 2 cucchiai di olio evo

  • 1 cucchiaino di sale

  • 300 ml circa di acqua tiepida

  • 1 cucchiaino di rosmarino tritato

  • 1 cucchiaino di salvia tritata

  • Semi di girasole o avena per decorare

Procedimento rituale:

  1. Unisci le farine, il lievito, il sale e le erbe. Questo è il momento dell'osservazione: vedi tutte le parti di te, anche quelle in contrasto. La farina è ciò che ti ha nutrita finora, il lievito è la tua capacità di trasformazione, il sale la tua forza, le erbe i tuoi doni.

  2. Aggiungi miele e olio. Il miele porta dolcezza: il ricordo che puoi amarti senza durezza. L'olio è il fluido della compassione, scorre tra le parti e le unisce. Insieme rendono l'impasto lavorabile, come la tenerezza rende affrontabili anche le tue rigidità.

  3. Aggiungi l'acqua e impasta. Mentre versi l'acqua, pensala come la tua capacità di fluire. Impastare per 10 minuti è un atto meditativo: è il tempo che dedichi a plasmare te stessa, con fatica, sudore e intenzione. Ogni pressione delle mani è un no detto con chiarezza. Ogni piega del pane è una parte di te che si integra.

  4. Lascia lievitare. Questo è il tempo del non-fare. Lascia che la magia agisca. Come nella vita: hai fatto ciò che potevi, ora fidati. Lascia che il tuo impasto cresca mentre tu riposi. Fidarsi è un potere.

  5. Dai forma all'impasto. Rotondo, se desideri chiusura e completezza. Allungato, se vuoi continuità e cammino. La forma è intenzione.

  6. Decora con i semi. I semi sono simbolo di ciò che scegli di proteggere. Metti semi sul tuo pane come benedizione: "Che il mio valore sia saldo. Che ciò che è vero per me germogli."

  7. Cuoci. Lascia che il fuoco finale completi la trasformazione. Il forno è il grembo. Dentro di lui, tutto cambia e prende consistenza.


Mentre impasti, chiediti: da cosa sto cercando conferma? da chi ho bisogno di sentirmi scelta? E poi ricorda:

"Io non sono una spiga da cogliere. Io sono il campo. E mi coltivo da sola."

Spezza questo pane, offrilo a te stessa, condividilo solo con chi non ti fa dubitare del tuo valore.

Perché l’amore vero comincia da qui: dal modo in cui impari a saziarti con le tue mani.

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